Avventura in Africa

africa01Più che un’avventura, una corsa. La corsa per l’Africa disorientò tutti, dal più umile indigeno al principe Bismarck o la Regina Vittoria.

L’Africa era il continente misterioso, fin dai tempi del Re di Persia. L’armata di Cambise si perse in Africa, una legione di Roma fece la stessa fine (ma ne riparleremo fra poco).

Nessuno sapeva dove nascevano i suoi fiumi. Il continente era cosa di nessuno: il primo che ci arrivava se lo prendeva.

 

Iniziò quindi la corsa: prima ad accaparrarsi i porti migliori, l’unica cosa che in migliaia di anni era interessata. I porti servivano come stazioni di sosta per commerciare con l’India e le sue meravigliose ricchezze. Poi qualcuno cominciò a pensare che i diamanti e l’oro che gli indigeni utilizzavano per gli scambi commerciali, potevano essere più proficuamente raccolti. Anche l’avorio serviva, e quello che le carovane portavano saltuariamente sulla costa ormai non bastava più ad un occidente sempre più avido ed economicamente organizzato.

Ma ognuno in Africa poteva trovare il proprio spazio: il filantropo desideroso di abolire la tratta degli schiavi, il naturalista ansioso di descrivere nuove specie di piante ed animali, cui attribuire il proprio nome, l’avventuriero, desideroso di nuove sfide, il geografo, il religioso. In Africa si riversarono migliaia di europei in poco meno di mezza generazione. Prima singoli individui, ma poi, man mano che il continente iniziò a svelare le proprie ricchezze, anche i governi si mossero. Qualcuno perché quelle ricchezze le voleva, qualcun altro solo perché lo stava facendo il suo nemico storico.

 

Il primo traguardo una ferrovia. E fu una gara vera, fra tedeschi ed inglesi, per chi costruiva la prima ferrovia a raggiungere il Nilo, e la grande valle del Rift. La via ferroviaria avrebbe permesso a chi la controllava di riversare un flusso continuo di merci dall’Africa Centrale  fino sulla costa, e vice versa. Fino ad allora il trasporto era assicurato da carovane di mercanti e portatori, ed il costo faceva lievitare di molto il prezzo all’intermediario (europeo) che riceveva le merci sulla costa, perlopiù nell’attuale Kenia, e le trasportava per nave in Europa. Curiosamente, al momento dell’inizio della folle impresa, non si aveva ancora ben chiaro di quali merci si trattasse: dal’interno arrivavano essenzialmente avorio, e schiavi: questi ultimi non commerciabili in Europa, ma ancora vendibili in Arabia o in Oriente. Il mercato degli schiavi aveva però le ore contate: l’Inghilterra aveva dichiarato guerra alla compravendita umana, e la Royal Navy perlustrava le acque delle coste africane rendendo di fatto il commercio degli schiavi pericoloso e poco redditizio.

 

La ferrovia venne costruita a tappe: differenti cantieri vennero aperti nell’area conosciuta, che alla fine del secolo era anche ritenuta sicura. Poi i vari spezzoni si sarebbero ricongiunti.

Nella aree non ancora conosciuta si procedeva in modo differente. Il prima possibile l’area veniva raggiunta da uno spezzone di ferrovia, che si fermava su un corso d’acqua: quindi una nave, spesso costruita sul posto, provvedeva ad esplorare la zona, ed a ricongiungersi con un tratto di fiume: prima o poi, seguendo la corrente, si arrivava ad una zona già tracciata sulle mappe. A questo punto poteva cominciare la penetrazione e la “messa in sicurezza” della zona. La foresta era infestata da predatori, sia animali che umani, che da sempre vivevano alle spalle delle carovane dei mercanti. Poi c’erano le popolazioni indigene. Non tutte erano disposte ad accettare la invasione da parte dei bianchi, come molte si erano ribellate all’attacco da parte dei mercanti di schivi, che avevano spopolato le coste africane prima di dirigersi verso l’interno a fare razzie. I Masai per esempio, uccidevano tutti quelli che incontravano, senza un particolare riguardo per il colore della pelle.

Questa è la storia raccontata dal nostro diorama: una carovana arrivata per nave sull’ultimo punto noto della carta geografica, che si dispone a muovere verso l’interno, attaccata da una pattuglia di esploratori Masai. Riusciranno fucili da caccia ed armi a ripetizione a respingere la furia dei legionari dell’Africa, come venivano chiamati i guerrieri Masai?

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